Pubblicata l’edizione DESI 2020: Italia all’ultimo posto nell’UE per il capitale umano

Il Digital Economy and Society Index (DESI) è stato elaborato dalla Commissione Europea dal 2014 per monitorare l’evoluzione degli Stati membri dell’Unione Europea nella competitività digitale.

Attraverso il DESI sono stati selezionati e sintetizzati gli indicatori ritenuti più pertinenti a livello europeo in materia di prestazioni digitali.

Gli indicatori sono strutturati intorno a cinque dimensioni:

  1. La connettività, quale diffusione, copertura della banda larga ma anche preparazione al 5G;
  2. Il capitale umano, sulla diffusione delle competenze digitali tra i cittadini;
  3. L’utilizzo di internet, relativo alle attività effettuate in rete;
  4. L’integrazione della tecnologia digitale, che guarda all’impiego delle tecnologie quale strumento imprenditoriale per un efficientamento delle attività e l’ampliamento del business;
  5. I servizi pubblici digitali, dunque in relazione al livello di e-government.

Questi strumenti, indicatori e dimensioni, hanno reso possibile una lettura della complessità del processo di digitalizzazione dei Paesi membri.

Quest’anno il rapporto DESI 2020 relativo all’anno 2019 ha misurato il livello di digitalizzazione dei Paesi membri dell’UE rilevando un generale miglioramento nelle prestazioni digitali.

Il punteggio più alto è stato raggiunto da Finlandia, Svezia, Danimarca e Paesi Bassi che si confermano leader mondiali in tema di digitalizzazione.

L’Italia, invece, ha perso due posizioni “in classifica” rispetto all’edizione DESI 2019 collocandosi al 25º posto fra i 28 Stati membri dell’UE.

Va ricordato che non figurano gli effetti dell’epidemia da Covid-19 sui principali indicatori sociali che riguardano in particolare la fruizione dei servizi Internet da parte dei cittadini. Sarà dunque importante accogliere l’invito presente nella relazione, nella lettura dei risultati di questa edizione e soprattutto nel pianificare la ripresa, a:

“prestare particolare attenzione ad indicatori che sono significativi per una trasformazione digitale e una ripresa economica più forte e resiliente, quali quelli relativi alle reti ad altissima capacità (VHCN) e il 5G, le competenze digitali, le tecnologie digitali avanzate per le imprese e i servizi pubblici digitali”

Merita in particolare un’attenta riflessione la collocazione relativa alla dimensione del capitale umano: l’Italia è all’ultimo posto. In punto, sempre nella relazione, si legge:

Solo il 42% delle persone di età compresa tra i 16 e i 74 anni possiede almeno competenze digitali di base (58% nell’UE) e solo il 22% dispone di competenze digitali superiori a quelle di base (33% nell’UE). Sebbene sia aumentata raggiungendo il 2,8% dell’occupazione totale, la percentuale di specialisti TIC in Italia è ancora al di sotto della media UE (3,9%). La quota italiana di laureati nel settore TIC è rimasta stabile rispetto alla relazione DESI 2019 (sulla base dei dati del 2016). Solo l’1% dei laureati italiani è in possesso di una laurea in discipline TIC (il dato più basso nell’UE), mentre gli specialisti TIC di sesso femminile rappresentano l’1% del numero totale di lavoratrici (cifra leggermente inferiore alla media UE dell’1,4%).”