Informatica giudiziaria ed entropia del processo. Breve storia del pct e spunti per il prossimo futuro

di Enrico Consolandi e Daniela Muradore

Abstract

Nell’anno in cui dovrà trovare definitiva applicazione la riforma del processo civile, attraverso la pubblicazione dei decreti attuativi su cui si sta lavorando, ci è parso utile ripercorrere e analizzare la storia del processo telematico così come lo abbiamo vissuto: dalle prime applicazioni dell’informatica al processo abbiamo infatti compreso che il valore essenziale dello strumento tecnologico è la possibilità di gestire un numero elevatissimo di dati e documenti in tempi molto più brevi di quelli “umani”.
Ad esempio, l’uso della tecnologia ha consentito di accelerare e meglio gestire tutte le comunicazioni provenienti dagli uffici giudiziari e le notificazioni tra le parti private.

Abbiamo anche compreso che l’elemento umano, nel passato, nel presente e certamente nel futuro, resta il motore essenziale e necessario in tutti i processi.
I progressi e gli errori fatti in questi anni possono, e devono, costituire uno spunto di riflessione importante per proseguire nel processo di continua applicazione di tecnologia al processo, sia con riferimento ai meccanismi legislativi utilizzati per estendere le applicazioni del PCT sul territorio, sia rispetto al valore dell’attività certificativa compiuta dal difensore oggi in grado di effettuare adempimenti un tempo esclusivamente a pubblici ufficiali (quali l’attività di notificazione).
Spunti e temi di riflessione sul recente passato che delineano principi di azione che vale la pena continuare ad attuare nella consapevolezza che non esistono strumenti tecnologici intelligenti, ma uomini intelligenti che devono saper utilizzare al meglio tali strumenti.